LA LEGGENDA

Da generazioni ogni paretano tramanda di padre in figlio una dolce leggenda che a nessuna famiglia è sconosciuta e che nessun giovane, adulto o anziano si stanca mai di ascoltare o raccontare.
Si narra che, in uno splendido Lunedì in Albis del XIII secolo, un patrizio aversano giunse nella contrada “della Rotonda” per una battuta di caccia.
Mentre cacciava s’accorse improvvisamente di non essere più seguito dal suo cane. Cominciò così a chiamarlo e, dopo una piccola ricerca, lo trovò fermo in un punto e intento a scavare nel terreno con gran lena.
Il cacciatore, chiamatolo più volte, e visto il suo comando inascoltato si decise a legarlo con un fazzoletto per distoglierlo da quell’insolita occupazione. Il cane però non si rassegnò. Non appena fu rimesso in libertà, ritornò nello stesso punto precendente. Incuriosito dall’atteggiamento del cane, il signorotto, preso dalla voglia di svelare l’arcano nascosto in quella zolla di terra, pensò di chiamare un contadino di Parete, che stava lavorando poco lontano, per portare a termine l’opera iniziata dal suo cane.
Dopo alcuni colpi di zappa dati dal contadino il ritmo si bloccò a causa di un tonfo improvviso. Estratta la zappa dal terreno, i due uomini notarono che essa era intrisa di sangue ed inorriditi da tale scena, gridarono a più non posso attirando l’attenzione degli altri villici. Lo scavo continuò nonostante la scoperta sconvolgente appena avvenuta.
Finalmente, dopo qualche minuto, ecco apparve dal terreno un quadro in legno con immagini ancora vive. Vi era raffigurata una Madonna con in braccio un Bambino dal cui sopracciglio sinistro, squarciato, sgorgava sangue vero.
Nel frattempo la notizia, dilagata velocemente, attirò nella contrada numerosi contadini con le rispettive famiglie e molti altri curiosi. La parola “Miracolo” fu la più spontaneamente pronunciata ma una domanda cominciò a farsi strada tra tutti i presenti: una sacra immagine trovata a Parete da un aversano a chi doveva appartenere?
I Paretani furono costretti a cedere davanti ai diritti di proprietà del nobile aversano e così il gruppo proveniente da Aversa, pieno di gioia, si organizzò per far giungere la Sacra Effige nella città normanna, quando accadde un nuovo segno. L’Immagine divenne molto pesante: due, quattro, sei uomini non riuscivano a trasportarla a mano. Così la posero su un carro trainato da una coppia di buoi. Il triste viaggio ebbe così inizio ma giunti all’incrocio tra la periferia e il centro abitato di Parete (Capo di Aversa) i buoi stremati caddero in ginocchio e non vollero più proseguire il cammino. Ulteriore “miracolo”. Tutti, allora, a gran voce attestarono che Maria SS. voleva rimanere a Parete.
Un nostro concittadino mosso da una speciale ispirazione sollevò il Quadro, e trovandolo molto leggero si avviò verso il centro di Parete.
A ricordo del luogo del ritrovamento, e proprio da quel giorno, la Madonna cominciò ad essere venerata nelle nostre terre col titolo “della Rotonda” e a ricordo del prodigio, sul luogo del ritrovamento, fu edificata una piccola cappella, sui resti di una chiesa precedentemente distrutta.