LA TRADIZIONE
festeggiamenti
Da secoli le festività pasquali dedicate al Maria SS. della Rotonda rappresentano l’evento più sentito e partecipato della comunità di Parete. Il perché la festa abbia i suoi momenti principali nei giorni di Pasqua e Lunedì in Albis, viene ricondotto al giorno del leggendario ritrovamento del quadro. Le fonti storiche ci consentono di dare una spiegazione documentabile della collocazione temporale dei festeggiamenti. In occasione di due visite pastorali dei vescovi di Aversa, Fabio Colonna e Balduino de Balduinis, avvenute rispettivamente negli anni 1542 e 1565, entrambi i prelati affermarono che, presso la cappella campestre di Santa Maria della Rotonda, era concessa l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, nel giorno di Pasqua e nei seguenti, si fossero recati in preghiera al cospetto della sacra icona mariana. La tradizione dei festeggiamenti pasquali è rimasta tale anche dopo il trasferimento della Effigie presso la chiesa di San Pietro Apostolo, avvenuta prima del 1597. Secondo Gaetano Corrado, la festa aveva inizio il Sabato Santo, con la discesa della Madonna dall’altare, proseguiva nel giorno di Pasqua con messe cantate e culminava nel Lunedì in Albis con il momento più solenne della processione. La chiesa parrocchiale veniva riccamente addobbata per l’occasione con drappi di seta e velluto. In questo giorno arrivavano dalle campagne contadini con somari carichi di mirto, che veniva distribuito alle famiglie per ornare a mo’ di archi, insieme a stoffe colorate, la cima di pali di legno posti per l’occasione ai lati delle strade, probabile origine delle luminarie attuali. Seguivano messe cantate ed esibizioni musicali di rinomati concerti bandistici. La mattina del Lunedì in Albis la festa terminava con la processione, che si apriva e si concludeva col volo degli angeli. Nel corso degli anni la festa è stata prolungata fino alla Domenica in Albis con una seconda processione e poi fino alla Domenica seguente, terza di Pasqua, con una breve processione lungo la via principale, prima di deporre l’Effigie della Madonna sul suo altare; oggi questa processione viene svolta la sera del Lunedì successivo alla Domenica in Albis.
Col protrarsi degli anni e delle generazioni, la festa ha subito tanti mutamenti per quanto concerne l’aspetto laico; gli archi formati dai rami di mirto e stoffe sono diventate luminarie, i fuochi pirotecnici sono diventati spettacoli piromusicali. È rimasto immutato lo stretto vincolo che lega i paretani alla propria Comprotettrice ed alla festa preparata in suo onore.
il volo degli angeli
Momento più sentito e partecipato dei festeggiamenti, si svolge per ben quattro volte (all’uscita ed al rientro delle processioni del Lunedì in Albis e dell’Ottava di Pasqua), al cospetto di una piazza gremita. Nella sua forma religiosa è una rappresentazione che si ritrova in diversi comuni della Campania, della Basilicata e del Molise.
Non esistono notizie storiche sul primo volo degli angeli, come non esistono dati storici circa l’origine di tale rappresentazione.
A Parete, dove le prime testimoninanze del volo degli angeli risalgono ai primi anni del 900, vegono scelte due bambine, di età generalmente compresa tra gli 8 e i 10 anni.
Indossano un vestito bianco, ali dorate ed una coroncina di fiori (nei voli diurni) oppure un diadema illuminato (nei voli serali).
Sotto le vesti viene fatta indossare un’imbracatura di cuoio, posizionata secondo un rituale antico di vestizione, tramandato di generazione in generazione fino ad oggi.
Le bambine una volta pronte, vengono fatte salire sulla torre di lancio, conosciuta come “Castelletto”. Tale struttura, che rappresenta un punto d’orgoglio della festa, è una torre quadrangolare, costruita ogni anno per l’occasione, posta di fronte al campanile, nel punto in cui la piazza antistante la chiesa si continua con via Roma.
Fino alla prima metà del 900 il castelletto veniva allestito da maestranze di altri paesi dell’agro aversano.
Nel 1966 due giovanissimi fratelli paretani, Domenico e Federico Martorelli, coadiuvati dal più adulto cugino Domenico Martorelli (di Luigi), presero le redini dell’allestimento del Castelletto, perpetuando l’opera fino ai giorni nostri. La torre presenta un’altezza di circa 18 metri ed è posta ad una distanza di 80 metri dal campanile.
Fino al 2004 la struttura era in legno poi, nel rispetto delle moderne normative di sicurezza, è stata sostituita con una in metallo di analoghe dimensioni. Tra il Castelletto ed il Campanile si tende un cavo d’acciaio lungo il quale scorre il carrello che sorregge gli angioletti. Le bambine, una volta raggiunta la piattaforma posta alla sommità del castelletto, vengono agganciate al carrello decorato e, quando la Madonna si trova sul sagrato, messe in movimento verso la chiesa.
Giunte in prossimità del campanile, vengono calate in basso fino al cospetto del quadro mariano, dove recitano ciascuna una poesia.
Al termine ripercorrono il tragitto inverso fino al castelletto, tra gli applausi della folla.
Il movimento degli angeli viene controllato da due ordini di funi di canapa (fune guida del carrello e fune di sostegno degli angeli) tirate a mano, in maniera perfettamente coordinata, tra due coppie di squadre di volontari. Il movimento delle funi, apparentemente semplice, è il risultato di un complesso e finemente coordinato gioco di squadra.
Esso è il frutto dell’esperienza di persone che, con passione, tramandano gesti rituali di generazione in generazione.